Intervista

• Come hai scoperto l'ikebana?

  Ho trascorso un anno a Kobe, in Giappone, per via dei miei studi. Lì ho iniziato a imparare l'ikebana. Mi mancava usare le mani: prima di storia dell'arte, ho studiato fashion design, che era più pratico, ed è stato fantastico farlo di nuovo.

• Cosa rende questo mestiere interessante per te?

  Il contrasto e il ritmo tra diverse strutture, texture, volumi, colori e forme, non solo dei fiori ma anche di materiali inorganici o artificiali. Traggo ispirazione dalle cose più elementari: una pietra o un ramo dalla forma strana, un pezzo di plastica o di metallo.

• L'ikebana a Berlino è diversa da quella in Giappone?

  È meno tradizionale. Innanzitutto, qui in Germania abbiamo a disposizione fiori diversi. Poi, le persone non hanno la stessa consapevolezza delle stagioni e del simbolismo dei fiori, il che rende l'ikebana meno codificato e quindi più libero.

• Perché ritieni che l'ikebana sia sensuale?

  Per creare un'opera floreale davvero avvincente, devi ascoltare ciò che un fiore ti dice, supportandone le qualità e non agendo contro di esse. Proprio così, la composizione irradierà la sensualità di qualcosa che è stato rispettato e apprezzato nella sua unicità.